Finché continua a piovere e l’estate non arriva, possiamo ascoltare beabadoobee

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Prendiamo Alanis Morissette. Togliamole per prima cosa quel doloroso conto aperto con la vita, così che magari adesso non dica più frasi tipo every time I scratch my nails down someone else’s back I hope you feel it. Poi rendiamola inglese, non più canadese, e più bedroom-chill, qualunque cosa sia, rispetto all’alternative-grunge di Jagged Little Pill –che, per la verità, il bedroom-chill è abbastanza in linea con la sua recente e mortifera svolta verso il food blogging vegano, più o meno. Possiamo discuterne, ma non adesso, ché mi viene sempre un po’ da piangere quando penso che ha smesso di scrivere canzoni per postare ricette biologiche su Facebook.

Ecco, tolte queste cose, rimane quel tipo di musica, o meglio, quel tipo di sentimenti suscitati dall’ascolto, che ti fanno quasi maledire l’esistenza delle giornate di sole perché ci sono cose che vanno ascoltate solo se piove o al massimo se è nuvoloso, e va benissimo così. Che, inciso doveroso, non vuol dire che sia musica triste, foriera di messaggi catastrofici o apocalittici. Il più delle volte è musica rassicurante, che racconta che va tutto bene o che se va tutto male scrivere canzoni è una catarsi collettiva e quindi di conseguenza adesso va tutto bene, o almeno meglio di prima. Questa cosa che sto provando a descrivere è, in sostanza, beabadobee.

beabadoobee, che si scrive con la b minuscola, è nata a Manila, nelle Filippine, pochi anni fa (diciannove, per l’esattezza) e si è trasferita a Londra da bambina con la sua famiglia. Originariamente violinista, porta con sé una storia da simil-bambina prodigio (o meglio, da adolescente-prodigio), nel senso che racconta di aver iniziato a suonare la chitarra a 17 anni, e un anno dopo ha scritto Coffee, il suo primo pezzo, interamente alla chitarra. Magari è una di quelle storie tipo Barbra Streisand che millanta di non aver mai preso una lezione di canto nella vita a cui non crede nessuno, però possiamo crederci, se ci fa piacere, visto che non è poi super rilevante nell’economia dei fatti, e aggiunge follia a un’artista che è già parecchio folle di per sé.

A partire da Coffee, Bea si è ritrovata travolta da una valanga di fan che impazziscono per questo personaggio, appunto, completamente folle che non sorride mai, ha un’attitudine estremamente naif nei confronti del successo e un’intera vignetta dei Peanuts tatuata sul braccio, e va in diretta instagram dalla sua camera da letto che non abbandona quasi mai, e che rende il suo bedroom-pop ancora più reale.

Io e beabadoobee abbiamo una cosa in comune: entrambi, dopo aver visto Juno, e soprattutto dopo aver sentito la colonna sonora di Kimya Dawson, abbiamo avuto un’epifania joyciana, qualcosa ci si è mosso dentro e nulla è più rimasto lo stesso di prima. Solo che io ho deciso di concretizzare quest’epifania mettendo un verso di Loose Lips come bio di Instagram, beabadobee ha deciso di iniziare a scrivere canzoni. L’influenza dei Moldy Peaches e dell’antifolk è evidente nel suo primo EP, Patched up, uscito a Dicembre 2018. I pezzi sono quasi tutti chitarra e voce, il canto è quasi sussurrato e trasmette la tenera incoscienza di chi si sta esponendo per la prima volta e porta con sé la felicità per aver avuto il coraggio di farlo, assieme a una sottile soddisfazione per il modo in cui è riuscita a farlo. Questa tenera incoscienza è trasmessa dagli arrangiamenti estremamente intimi, ma anche, e soprattutto, nei testi. Everest racconta che even if your eyes are black, your bones are always gold, cause they’ve climbed up every mountain, o Art Class sentenzia ironicamente che se la sua crush non coglie l’indizi che gli sta lanciando inizierà una protesta, e che sì, le farebbe piacere che lui ricambiasse, ma va bene lo stesso anche se non lo fa, perché in ogni caso rende il suo cuore un’art class.

A meno di sei mesi da Patched Up, beabadoobee ha pubblicato un secondo EP, Loveworm. I suoni, e soprattutto le produzioni, testimoniano una crescita artistica notevole, soprattutto alla luce del poco tempo intercorso dal primo lavoro. Distorsioni, chitarre elettriche, batteria e arrangiamenti meno minimali accompagnano quel mood che rimane lo stesso, e che è intensificato dalle ripetute citazioni di Eternal sunshine of the spotless mind che compaiono nel video di Disappear, primo singolo estratto.

Raramente si trovano artisti con un concetto musicale chiaro e riconoscibile fin dai primissimi pezzi, e raramente si trovano artisti che oltre che talentuosi musicisti siano anche interessanti personalità. Ancor più raro, o meglio, rispettando l’algebra, raro alla seconda è trovare artisti con un concetto musicale chiaro e riconoscibile fin dai primi pezzi e che siano anche interessanti personalità. Ecco, in un universo che prolifera di canzoni, cantanti, talent show e profili Instagram con migliaia di follower, credo che ci sia posto, o meglio, che si debba trovare il posto per beabadoobee. Perché se la generazione Z, musicalmente, è rappresentata da lei, allora possiamo star tranquilli che siamo tutti in buone, buonissime, ottime mani.

Finché continua a piovere e l’estate non arriva, possiamo ascoltare beabadoobee